PARMA
Capitale Italiana
Della Cultura
2020
Parma, capitale italiana della cultura 2020, con nomina avvenuta il 16 febbraio 2018, è un piccolo capoluogo di provincia dell’Emilia Romagna che sorge a 55 m s.m. nella pianura emiliana, ai piedi delle colline preappenniniche. Molto vitale, effervescente e ricca di iniziative, la città è più che mai pronta ad accogliere questa nuova sfida, con l’intento di confermare il proprio fascino e accrescere la propria popolarità. Parma si è aggiudicata l’ambito titolo di capitale della cultura grazie agli innumerevoli eventi e progetti proposti, che ora le permettono di mostrare con rinnovato orgoglio le proprie bellezze.
Il calendario del 20202 è ricco di conferenze, incontri tematici e iniziative speciali che si alternano di continuo per promuovere il patrimonio culturale, storico e artistico italiano, diffondendo tra i cittadini parmensi e i visitatori la conoscenza dei capolavori della capitale emiliana. La possibilità di conoscere e comunicare lo straordinario patrimonio di Parma in modo nuovo e più approfondito, anche mediante l’utilizzo delle nuove tecnologie, crea continuamente nuove sinergie fra i vari linguaggi: pittura, scultura, fotografia, letteratura, teatro, musica, danza, moda, usi e costumi, si valorizzano reciprocamente, dando origine a nuove collaborazioni e condivisioni.
L’anno della cultura riserva ai visitatori numerose sorprese, scandite in una girandola di appuntamenti da non perdere. Si parla di musica e concerti speciali, teatri e mostre di arte contemporanea in vari spazi espositivi, installazioni floreali e video, gastronomia locale e ristorazione, insoliti itinerari e visite guidate, escursioni nelle botteghe di prodotti tipici BIO, DOP e IGP, rivendite di profumi, liquori, canditi e dolcetti alla violetta. Piccola ma accogliente, Parma è una città aperta che offre una calda ospitalità ai visitatori con strutture ricettive adeguate.
UN PO’ DI STORIA
Le origini
Fin dall’antichità, Parma ha svolto un ruolo di grande importanza per la sua posizione geografica, che ha favorito la comunicazione e i traffici tra la pianura emiliana e l’alta costa tirrenica. Situata lungo la via Aemilia (attuali vie Mazzini e Repubblica) e attraversata dall’omonimo torrente, vanta origini molto antiche come risulta dalle numerose scoperte archeologiche che testimoniano la presenza dell’uomo in questo territorio. Alcune tracce, rinvenute sulle colline di Traversetolo e nel bacino montano del fiume Taro, sono riconducibili al Paleolitico Inferiore; altri ritrovamenti estremamente rari, come ad esempio gli otto piccoli tumoli funerari organizzati attorno ad un tumolo principale del diametro di circa venti metri, risalgono all’Età del Bronzo antico. Le numerose terremare ritrovate nel territorio emiliano testimoniano l’attività commerciale dell’età del bronzo. La terramara di Parma, scavata a più riprese sotto il centro storico della città, risalente all’Età del Bronzo medio e recente, ha messo in luce numerosi e fitti pali in doppio e forse triplo ordine che testimoniano la presenza di una vera e propria palafitta ristrutturata in alcune sue parti. In seguito, pare che su questo territorio si siano stanziate popolazioni etrusche e celtiche.
Parma al tempo dei Romani
Proseguendo nella breve analisi riguardante la storia di Parma, una tappa molto importante è quella che risale al 183 a.C., anno in cui la città divenne una colonia romana, ascritta alla tribù Pollia e insignita del titolo di Julia Augusta. Ciò comportò trasformazioni in modo graduale, che iniziarono con lo stanziamento sul territorio di nuovi abitanti a cui furono assegnate porzioni di terreno da coltivare in prossimità della via Emilia. In epoca romana, Parma divenne un importante centro commerciale di riferimento anche per tutta la pianura limitrofa: in particolare, la realizzazione della Via Emilia, avvenuta nel 187 a.C., incentivò lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento ovino in tutto il territorio circostante. L’area degli antichi insediamenti venne così modificata per la necessità di mettere in comunicazione la città con l’entroterra appenninico e il Po. L’imperatore romano Ottaviano Augusto arricchì la città, dotandola di alcuni templi, un arco di trionfo e un anfiteatro. Mentre la via Emilia ancora oggi attraversa il centro di Parma, una serie di strutture tipiche romane, come l’anfiteatro, le terme e il teatro non sono più visibili. Dal punto di vista della tecnica stradale, le vie cittadine dovevano essere lastricate con ciottoli del torrente, come i tratti messi in luce in via Cavour, vicolo S. Marcellino, palazzo Sanvitale e in piazzale della Pace, mentre all’esterno del centro urbano proseguivano semplicemente inghiaiate. I numerosi edifici costruiti in questo periodo dimostrano l’elevato raggiungimento di ricchezza e prestigio ottenuto dalla città in epoca romana. Oltre alla costruzione dell’acquedotto, Parma fu dotata di una rete idrica sotterranea e le dimore vennero riscaldate tramite tubazioni poste sotto i pavimenti in cui scorreva acqua calda.
Parma nel Medioevo
Nel IV° secolo Parma divenne sede vescovile, ma subì l’invasione di una popolazione barbarica della Tracia e conobbe la decadenza sia demografica che economica. Alla fine del secolo la città fu circondata e protetta da mura perimetrali. Dopo le invasioni barbariche, Parma fu restaurata da Teodorico e conobbe un periodo di prosperità e floridezza; dal 553, sotto il dominio bizantino, fu scelta come sede del tesoro dell’erario e, forse per questo motivo, fu definita Chrysópolis (città d’oro).
Con la conquista longobarda (569), Parma fu prescelta come sede di ducato e divenne per la prima volta un centro militare e amministrativo. Con la dominazione franca (774) fu sede di contea. Ai poteri dei conti dell’aristocrazia transalpina si contrapposero progressivamente quelli dei vescovi, grazie ai diritti pubblici concessi loro dagli imperatori. Nel periodo carolingio prevalse il potere temporale dei vescovi di Parma che iniziò nell’ 877 quando il vescovo Guidobo ricevette in dono dal re d’Italia Carlomanno la corte regia di Parma. Il religioso fondò un collegio di canonici per essere affiancato nella gestione del potere temporale e spirituale e si prodigò per il sostentamento dei canonici con beni di vario genere, poderi, cappelle, benefici ed entrate pecuniarie. L’attuale Seminario vescovile fu la sede del chiostro assegnato ai canonici da Guidobo.
Parma fu governata dai conti-vescovi che si alternarono nella gestione della città fino al XII secolo, poi divenne un libero comune e fu amministrata da un podestà e da un capitano del popolo. In questo intervallo di tempo sorsero importanti monasteri, castelli e ospizi per dare ospitalità e assistenza a pellegrini e viandanti. Con la costituzione del libero comune, Parma si liberò dall’ingerenza del potere vescovile, affermandosi come organismo pienamente libero e autonomo. Ben presto si manifestarono segni di rinascita e la sua urbanistica si modificò, arricchendosi di edifici prestigiosi.
La posizione strategicamente importante dal punto economico-commerciale di Parma, però, continuò a pesare sul suo destino, ponendola al centro di diverse contese e opposte fazioni. Durante la lotta tra l’imperatore Federico I Barbarossa e i Comuni dell’Italia settentrionale, Parma in un primo tempo si schierò dalla parte dell’imperatore per entrare in seguito nella I Lega Lombarda di Pontida (1167), affiancando i comuni lombardi nella battaglia di Legnano (1176). Di lì a poco Parma entrò nuovamente in conflitto contro il Comune di Piacenza per impossessarsi del Borgo San Donnino, nei pressi di Fidenza, ritenuto vitale nodo strategico per le comunicazioni con l’Italia centrale. La lotta si concluse a suo favore (1198), ma Parma non si fermò e proseguì la sua politica espansionistica per salvaguardare i propri interessi commerciali, facendosi promotrice di una lega con i comuni di Cremona, Reggio e Modena (1188) anche contro Milano, Mantova e Ferrara. In seguito, fu di nuovo coinvolta nella lotta tra i Comuni e l’imperatore Federico II contro la II Lega Lombarda (1226), portando avanti una politica filoimperiale. Parma, però, fu costretta a cambiare schieramento allorché all’interno della città prevalse la parte guelfa, capitanata dalla famiglia Rossi, che riuscì a sconfiggere le forze imperiali, decretando l’inizio del declino della potenza sveva in Italia (1248). Nel periodo tra il XII e XIII secolo, oltre alla potente famiglia dei Rossi, nella guida di Parma emersero altre tre famiglie importanti – i Pallavicino, i Sanvitale e i da Correggio – nessuna delle quali però ebbe un netto sopravvento sulle altre a causa delle continue faide e lotte politiche tra i rappresentanti delle casate. Alla fine, nel 1322, i Rossi consegnarono la città alla Chiesa. Le discordie interne favorirono l’affermarsi del potere signorile. Dopo la dominazione pontificia, alla metà del Trecento il territorio di Parma fu conquistato dai Visconti di Milano che, tra il 1346 e il 1447, ne favorirono lo sviluppo economico, culturale e artistico. Sotto i Visconti a Parma venne costruita una nuova cinta di mura e la piazza del potere civile fu trasformata in un fortilizio. Nel secolo successivo prevalse la dominazione degli Sforza che si protrasse fino alla morte di Ludovico il Moro avvenuta nel 1508, dopodiché ci fu un’alternanza di governi pontifici e francesi che terminarono nel 1521 allorché la città tornò a far parte in modo stabile dei domini pontifici.
Parma nel periodo dei Farnese
Nel 1545 Parma fu eretta in Ducato, insieme a Piacenza, da papa Paolo III Farnese che ne fece dono al figlio Pier Luigi: le due città furono scorporate dallo Stato della Chiesa e fu istituito il Ducato Parma e Piacenza. La creazione del ducato comportò per la città di Parma la perdita di ogni funzione politica che passò a Piacenza in qualità di capitale, ma tale situazione fu largamente compensata da ciò che avvenne in seguito: grazie al mecenatismo dei Farnese, la città divenne una magnifica città residenziale e un importante centro culturale, si arricchì di splendide costruzioni e insigni monumenti. Nobile famiglia laziale, i Farnese si distinsero come uomini d’arme al servizio del pontefice e delle varie città di parte guelfa. Il dominio farnesiano durò due secoli e diede alla città una nuova impronta, facendola diventare uno dei più illustri esempi di civiltà e cultura rinascimentali sia in Italia sia in Europa. Una delle costruzioni più significative sorte in epoca farnesiana è il complesso monumentale della Pilotta, progettato per ospitare tutti i servizi necessari alla corte ducale; al suo interno, nella Galleria Nazionale si possono ammirare molti ritratti dei Farnese come quello di Papa Paolo III Farnese, Pier Luigi Farnese, Ottavio Farnese, Ranuccio I Farnese, Orlando Farnese, Ranuccio II Farnese, Francesco Farnese e Antonio Farnese. A partire dal 1561, per ordine del duca di Parma Ottavio Farnese, a Parma venne costruito un altro edificio simbolo dell’aristocrazia: il palazzo del Giardino, detto anche Palazzo Ducale del Giardino, situato all’interno del Parco ducale. Le successive vicende di Parma andarono di pari passo con quelle dell’intero Ducato.
I Borbone a Parma
I Farnese rimasero al potere fino al 1731, poi il Ducato di Parma e Piacenza passò ai Borbone, una delle più importanti e antiche case regnanti in Europa, di origine francese. Salvo l’interruzione asburgica (1735-43), sabauda (1743-48), e del governo di Maria Luigia d’Asburgo, moglie di Napoleone I (1815-47), i Borbone governarono la città fino al 1859, quando il ducato fu annesso al Regno d’Italia, tornando ad essere un semplice capoluogo di provincia. Nella seconda metà del Settecento Parma visse uno dei periodi più prestigiosi della sua storia, tanto che meritò l’appellativo di “Atene d’Italia”. La nuova dinastia dei Borbone, imparentata con i re di Spagna, Francia, Napoli e in seguito con gli imperatori d’Austria, rese grande la piccola città italiana grazie alla passione che dimostrò nei confronti dell’arte, della musica, del teatro e della cultura in genere. Sotto il loro governo vennero rinnovate le facciate di molte residenze e furono costruiti molti edifici di gusto neoclassico. L’architetto di corte Ennemond-Alexandre Petitot fu incaricato di restaurare il Palazzo Ducale e del Giardino, che furono abbelliti con statue di divinità e vasi pregiati, e di ricostruire l’antica chiesa di San Pietro.
Parma nel periodo di Maria Luigia d’Asburgo, la “buona duchessa”
Particolarmente significativo fu il governo di Maria Luigia d’Asburgo che si fece benvolere dalla popolazione, poiché mise in atto una politica tollerante e favorì lo sviluppo economico della città. Nel lungo periodo del suo ducato, che le fu assegnato dal Congresso di Vienna del 1815, Parma fu uno degli stati italiani meglio governati. La duchessa si occupò fin da subito della città e del suo territorio, dimostrando di essere una donna illuminata. Molto attenta al benessere sociale, commissionò una serie di opere architettoniche, iniziando dalla costruzione del ponte sul fiume Taro, a cui ne seguirono altri. Fece ristrutturare il Teatro Farnese e realizzò il nuovo Teatro Ducale, ora Teatro Regio (1821-29). Fondò il Conservatorio di Parma, che annoverò tra i suoi studenti il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini. Il compositore Giuseppe Verdi le dedicò una delle sue prime opere, I lombardi alla prima crociata. La duchessa ristrutturò anche il Palazzo Ducale di Parma e ampliò il Casino dei Boschi a Sala Baganza. All’interno della Pilotta allestì una biblioteca, un museo archeologico e una pinacoteca (l’attuale Galleria Nazionale di Parma). Fece interventi significativi anche nell’ambito della beneficenza e delle opere caritative. Il prestigio della sovrana si mantenne inalterato per tutto il tempo del suo governo. Con lo scoppio del moto carbonaro del 1831 nel Ducato di Modena, però, si ebbero ripercussioni anche a Parma e la sovrana fu costretta a fuggire dalla città. Il fallimento del moto e l’occupazione austriaca furono seguiti dalla restaurazione del governo borbonico che, come già accennato, durò fino al 1859. Alla morte di Maria Luigia, avvenuta nel 1847, il Ducato tornò ai Borbone non essendo trasmissibile agli eredi.
Dal secondo dopoguerra, Parma incominciò ad affermarsi nel settore alimentare e a distinguersi nel mondo artistico e culturale. Dal 2003 Parma è sede dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Nel dicembre 2015 è stata insignita del titolo di Città creativa della Gastronomia Unesco. Nel 2018 è stata nominata capitale italiana della cultura 2020.