Una sezione dedicata alla città, i percorsi consigliati per godere in un solo giorno tutto ciò che offre la capitale della food valley italiana.

Quattro passi nel centro cittadino

Un itinerario imperdibile è quello che si snoda nelle vie del centro cittadino, raccolto ma ricco di eleganti palazzi antichi, chiese e musei. Si può percorrere a piedi, intervallando la passeggiata con tappe gastronomiche. Il punto di partenza più indicato è senza dubbio piazza Duomo dove si fronteggiano le tre costruzioni simbolo di Parma: il Duomo, il Battistero e il Palazzo del Vescovado. Poco distante sorge il complesso monastico di San Giovanni Evangelista, formato dalla chiesa, dal convento benedettino e dall’Antica Spezieria di San Giovanni. La chiesa conserva sculture rinascimentali e ospita stupendi affreschi del Correggio e del Parmigianino. Degni di nota anche i chiostri del Monastero e l’incantevole Spezieria (farmacia del convento).

Piazza Garibaldi, che ospita la statua dell’eroe dei due mondi, rappresenta il fulcro della città. Da qualsiasi parte si sbuchi in questa bellissima piazza, si ha subito la percezione di essere giunti in uno spazio significativo non solo sotto il profilo culturale, comunicativo e architettonico ma anche affettivo.

Questa piazza è il luogo di ritrovo prediletto dagli abitanti di Parma, che da sempre frequentano i numerosi bar, ristoranti e caffè caratteristici che si affollano sia in estate che in inverno. È il luogo ideale per incontrare gli amici, fare quattro passi e darsi un appuntamento per l’immancabile aperitivo serale.

Sempre sulla piazza si affaccia il Palazzo del Governatore, con la sua particolare Torre dell’Orologio arricchita da meridiane, e la Chiesa di San Pietro. Entrando in questa chiesa, una delle più importanti di Parma, si possono ammirare due capolavori noti in tutto il mondo: la cupola affrescata di Bernardino Gatti e gli affreschi del Parmigianino, così chiamato per la corporatura esile e l’aspetto gentile.

Basilica di Santa MAria della Steccata

Un’altra chiesa notevole è la Basilica di Santa Maria della Steccata, costruita nel 1500 ma iniziata a fine 1300, quando sulla facciata dell’oratorio venne dipinta una Madonna allattante che divenne subito luogo di devozione. Per proteggerla dall’invasione delle folle, venne eretto uno steccato: da qui il nome della chiesa. Nella volta del presbiterio di questa basilica è conservato un grande affresco del Parmigianino, databile 1531-1539.

Nel centro storico della città si trova il Complesso Monumentale della Pilotta, o più semplicemente Pilotta, un imponente insieme di edifici costruito nel 1583, ad opera dei Farnese. Il complesso, considerato l’istituzione centrale della città, comprende tre cortili dove i soldati spagnoli giocavano alla “pelota”. Da questa consuetudine è derivato il nome del complesso architettonico. I bombardamenti del 1944 recarono danno al palazzo, che in seguito fu in parte ricostruito, mantenendo inalterato l’antico fascino. Il complesso è dotato di percorsi pedonali e di un vasto parco che costituisce un’area verde importante per la città. All’esterno dell’edificio sono degni di nota: il Museo Glauco Lombardi, il Monumento a Giuseppe Verdi, il Monumento al Partigiano e il Piazzale della Pace, un’estesa area verde caratterizzata da ampi prati all’inglese e larghi spazi pavimentati, delimitati da alte piante.

Teatro Farnese

Attualmente la Pilotta, diventata nel corso del tempo un centro culturale molto attivo, ospita il Museo Archeologico Nazionale, l’Accademia di belle arti di Parma e il Liceo artistico statale Paolo Toschi, il Teatro Farnese, la Biblioteca Palatina, la Galleria Nazionale e il Museo Bodoniano. Il considerevole patrimonio architettonico, artistico e culturale, distribuito nelle varie aree che compongono il complesso, contribuisce a fare di Parma una capitale dell’arte e della cultura. Gli appuntamenti previsti dai vari operatori culturali per il 2020 prevedono la conoscenza di importanti edifici storici, piazze, sculture, opere d’arte che risalgono al periodo in cui Parma fu la splendente capitale del Ducato di Parma e di Piacenza, prima con i Farnese, poi con i Borbone e gli Asburgo.

Museo Archeologico Nazionale

Il Museo Archeologico, collocato all’interno del Palazzo della Pilotta, fu fondato a Parma nel 1760 da Don Filippo di Borbone ai fini della conservazione dei reperti degli scavi compiuti a Veleia (piccola città romana sull’Appennino piacentino). Durante il dominio francese agli inizi del secolo XIX venne spogliato dei pezzi più prestigiosi, che saranno restituiti solo dopo il Congresso di Vienna. Sotto il governo di Maria Luigia si vedranno incrementate le collezioni con importanti acquisti. Dall’Unità d’Italia vi trova sede uno dei centri più fecondi di studi e ricerche nel campo della Paleontologia. Le raccolte sono ora distribuite su due piani: al primo sono collocate le collezioni velleiati, oltre a quelle di provenienza non locale; al piano terreno si visitano la sezione pre e protostorica e quella dedicata a Parma e dintorni in età romana.

L’Accademia di belle arti di Parma 

L’Accademia di belle arti di Parma è un istituto di formazione artistica fondato a Parma nel 1752 dal duca Filippo di Borbone. Rivolta verso il torrente, risiede in un’ala del palazzo della Pilotta che attualmente ospita anche il liceo artistico statale Paolo Toschi, il suo erede. Attualmente, il liceo svolge le funzioni originarie dell’Accademia di belle arti la quale esiste ancora e occupa alcuni locali al primo piano del Liceo. Il Museo dell’Accademia conserva opere dal XVII al XX secolo.

Teatro Farnese

Il palazzo della Pilotta ospita il magnifico Teatro Farnese, uno dei più importanti e incantevoli teatri storici del mondo, che rappresenta il fulcro del complesso monumentale. Voluto da Ranuccio I, venne realizzato con materiali poco durevoli (legno, stucco, paglia, stracci), e riscostruito negli anni ’50 in seguito ad un bombardamento delle forze alleate avvenuto nel maggio 1944 durante la seconda guerra mondiale. G.B. Aleotti fu l’ideatore e il realizzatore dell’opera lignea.

Biblioteca Palatina

La Biblioteca Palatina fu fondata nel 1761 e inaugurata nel 1769, per volontà di don Filippo di Borbone, duca di Parma, Piacenza e Guastalla, che incaricò il bibliotecario e antiquario torinese Paolo Maria Paciaudi di dirigere la biblioteca, in collaborazione con il primo ministro Guillaume Du Tillot. L’intento del duca era quello di mettere a disposizione del pubblico una biblioteca adatta a supportare gli studi di ogni ordine e grado, colmando il deficit di cultura del territorio.

Il Paciaudi introdusse un sistema di catalogazione di ispirazione francese più moderno ed efficace rispetto a quello finora in uso, sostituendo il registro in vigore sul quale si annotavano solo gli autori e i titoli dei libri con apposite schede mobili, corredate da annotazioni più complete ed esaurienti (autore, titolo, note tipografiche e bibliografiche, valore del contenuto e dell’edizione).

Tale progetto culturale ebbe successo e crebbe sotto i successivi governi. Ben presto l’originario patrimonio librario di 40.000 volumi si arricchì grazie ad acquisti mirati, donazioni, preziosi lasciti, tra i quali la Biblioteca di Gian Bernardo De Rossi. Oggi la biblioteca, una delle maggiori in Italia, vanta ben 800.000 volumi, di cui 6.600 pregiati manoscritti, incunaboli di grande rarità, autografi, stampe da incisioni in legno e in rame. Per promuovere la conoscenza, la salvaguardia e la condivisione di contenuti preziosi, è in corso la graduale digitalizzazione del patrimonio librario conservato al suo interno.

La Biblioteca Palatina è composta da più ambienti variamente decorati e arredati. Nella Galleria Petitot, che rappresenta il primo nucleo della Biblioteca, è possibile ammirare la volta a cassettoni e gli scaffali in legno di noce; in una seconda galleria si può contemplare la sinopia (composizione di colore rossastro che i pittori usavano per fare il disegno preparatorio prima di procedere all’affresco) dell’Incoronata di Correggio, dove la Vergine viene incoronata dal Figlio (l’affresco staccato si trova nella Galleria Nazionale). Nella sala di lettura Maria Luigia, costruita tra il 1830 e il 1834, oltre alle decorazioni di vari artisti dell’epoca, si trova un busto di marmo di Maria Luigia, opera del Canova. La Sala Dante, che fu decorata da F. Scaramuzza con soggetti danteschi, contiene un numero ragguardevole di stampe preziose.  

Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale, ubicata all’interno del Palazzo della Pilotta, è una della più prestigiose pinacoteche d’Italia dove tra gli altri si possono ammirare alcuni capolavori di Correggio (Madonna di San Girolamo, Madonna della scodella, Incoronazione della Vergine, Madonna della Scala, Martirio di quattro santi, Compianto sul Cristo morto, Annunciazione), Parmigianino (Schiava turca, Sposalizio mistico di Santa Caterina, Autoritratto con berretto rosso), Canova (scultura, Ritratto di Maria Luigia d’Asburgo in veste di Concordia), Tiepolo (I santi Fedele da Sigmaringen e Giuseppe da Leonessa calpestano l’Eresia), Canaletto (Capricci con edifici palladiani), Beato Angelico (Madonna dell’umiltà e santi) e Leonardo da Vinci (La scapigliata). Nel percorso artistico, si possono ammirare diverse sculture e i capitelli di Benedetto Antelami.

Galleria Nazionale

Le collezioni, veri e propri tesori che esaltano la Galleria Nazionale, ebbero inizio nel periodo rinascimentale ad opera dei Farnese, gli splendidi mecenati che raccolsero importanti opere d’arte antiche e a loro contemporanee con le quali adibirono a quadreria gli spazi del “Corridore” della Pilotta. Quando Carlo di Borbone si trasferì a Napoli, molti pezzi della collezione vennero trasferiti nella nuova residenza del ducato. Con Filippo di Borbone e la moglie Luisa Elisabetta di Francia, Parma conobbe una nuova fase culturale durante la quale fu fondata l’Accademia di Belle Arti (1752). Nel tempo le collezioni ducali furono affiancate da opere prodotte dagli allievi e dai vincitori di concorsi indetti dall’istituzione. Il museo fu ristrutturato ad opera dell’architetto Nicola Bettoli e del pittore Paolo Toschi e con Maria Luigia d’Asburgo fu aperto al pubblico; nel corso del Novecento

una sala fu interamente dedicata al pittore parmigiano Amedeo Bocchi (Trittico delle tre sorelle, Viaggio di un’anima), a Renato Guttuso (La spiaggia) e ad altri artisti minori. Attualmente, le collezioni comprendono capolavori di rilievo dal XIII al XIX secolo. Le opere dei pittori italiani sono affiancate da quelle di maestri fiamminghi, olandesi, spagnoli e francesi.

Museo Bodoniano

Situato nel Palazzo farnesiano della Pilotta, presso la sede della Biblioteca Palatina, il Museo Bodoniano è il più antico museo della stampa in Italia. Fu istituito il 17 novembre 1963 con l’intento di conservare e valorizzare l’attrezzatura appartenuta a Gianbattista Bodoni, il tipografo piemontese che ebbe il merito di rendere Parma capitale mondiale della stampa a partire dalla seconda metà del ‘700. Fin dall’inizio, l’obiettivo di tale istituzione fu quello di promuovere studi e ricerche nell’ambito dell’arte tipografica. Nonostante abbia attraversato momenti di grande difficoltà, attualmente il museo gode di ottima salute: promuove studi, ricerche, concorsi, mostre ed eventi culturali di risonanza mondiale e vanta un patrimonio tipografico di notevole importanza e prestigio.

Non può mancare una passeggiata nello splendido Parco Ducale, situato tra Viale Piacenza e Viale Massimo D’Azeglio, a soli dieci minuti da Piazza Garibaldi, all’interno del quale sorge il Palazzo del Giardino, che fu sede ducale fino alla metà del Seicento, attualmente sede dell’Arma dei Carabinieri.

Il complesso sorse per volere di Ottavio Farnese (1561) che, trasferitosi da Piacenza, ambiva risiedere in una villa prestigiosa immersa nel verde. La reggia fu costruita su progetto dell’architetto Jacopo Barozzi, detto il Vignola, in linea con i modelli architettonici in voga all’epoca.

Il Vignola realizzò il Parco Ducale ispirandosi ai giardini delle ville romane. Non è difficile credere che Giuseppe Verdi amasse camminare tra i viali del “giardino” impreziositi da statue, composizioni floreali, fontane e finte rovine, magari in cerca di ispirazione per le sue opere musicali, o che la duchessa Maria Luigia vi si soffermasse per esprimere la propria passione per il disegno. Questa oasi storica di verde, che ha un’estensione di 208.700 m², è visitata dai turisti di tutto il mondo e frequentata dai parmigiani di ogni età.

Al pari di un giardino dell’Eden, nel parco furono piantati alberi di ogni genere: abeti, querce e platani furono intervallati da alberi da frutta e siepi di rosmarino. Nel tempo la composizione originaria della vegetazione ha subito delle trasformazioni con l’impianto di numerosi ippocastani e tigli, affiancati in minor misura da carpini bianchi, olmi, farnie, aceri campestri, platani e altre specie arboree. Messo a dimora nel 1830 da Maria Luigia, il platano più grande e longevo del parco e dell’Emilia Romagna è considerato l’étoile poiché ha raggiunto un’altezza di ben quarantasette metri di altezza e una circonferenza del tronco di 6,65 metri.

Il nucleo centrale del Palazzo del Giardino, disegnato dal Vignola, corrisponde al corpo centrale del grande complesso attuale, sottoposto a vari restauri e ampliato in momenti diversi da Girolamo Rainaldi, Ferdinando G. Bibiena e altri, e completato dall’architetto Petitot dopo il 1767, che aggiunse quattro padiglioni angolari e rinnovò decorazioni e stucchi. Al suo interno si possono ammirare gli affreschi realizzati dagli artisti locali e internazionali più rinomati dell’epoca. Salendo per lo scalone petitotiano, si accede alla Sala degli Uccelli coperta da una volta a botte che, su un fondo azzurro, è decorata con ben 224 figure di volatili, ad opera di B. Bossi (1766-67). Procedendo, si passa alla Sala di Alcina, la più antica fra le sale affrescate, che ospita un ciclo pittorico risalente al 1568, ispirato al VII canto dell’Orlando Furioso e realizzato da Girolamo Mirola con la probabile collaborazione di J. Bertoja. Entrando nella Sala dell’Aetas Felicior o Sala del Bacio, affrescata dal Bertoja verso il 1570, si possono ammirare scene che rappresentano il mito di Venere e Amore. La suggestiva scena della danza con il particolare del bacio, che si intravede fra colonne trasparenti di cristallo, si ispira alla novella dell’Orlando Innamorato del Boiardo. La piccola Sala di Erminia è caratterizzata da un’alcova decorata di stucchi di B. Bossi, da un paesaggio in stile fiammingo e da parti di un ciclo pittorico di A. Tiarini. La Sala dell’Amore o Sala degli Amori di Giove, progettata intorno al 1601, è opera di Giovanni Bosco e Agostino Carracci. Quest’ultimo dipinse di sua mano solo le scene con le allegorie dell’amore collocate sulla volta.

Palazzi giallo parma

Passeggiando per le vie del centro storico, non si può fare a meno di ammirare il famosissimo Giallo Parma, che ha caratterizzato la città fin dai tempi più antichi. Accenni al colore Giallo Parma delle facciate di molti palazzi parmigiani si trovano già nelle opere di Stendhal. La tonalità originaria, francese, risale al Settecento; la seconda si manifesta con una gradazione più intensa sotto il ducato di Maria Luigia d’Asburgo. Gironzolando per le vie del centro storico e nei borghi, ci si accorge che questo colore caldo non può essere trascurato perché è presente un po’ ovunque, declinato in molte sfumature. Nel tempo l’originario “chiaro d’ovo” è diventato più dorato, con sfumature giallo ocra e rosso chiaro, poi sempre più scuro, come quello del Teatro Regio, intensificandosi ulteriormente fino alla fine dell’Ottocento. L’architettura urbana poi si è arricchita di altri colori: azzurri, blu intensi, verdi, rosa, marroni e tocchi di rosso.

Palazzi

L’arte a Parma vuole sorprenderti

Parma vuole stupirci ed emozionarci con il suo patrimonio artistico: i meravigliosi dipinti realizzati da grandi maestri e pittori di corte raccontano la storia di alcune grandi famiglie amanti della cultura che hanno reso la città un luogo magico e pieno di splendore. I Farnese, i Borbone e Maria Luigia d’Asburgo, grazie alla loro passione per l’arte e la cultura, hanno stupito i visitatori di ieri e continuano ad in incantare quelli di oggi, contribuendo a rendere Parma un polo di attrazione per un turismo globale. Ammirare i capolavori che appartengono alle collezioni artistiche farnesiane, i ritratti singoli o di gruppo dei potenti che si sono succeduti al comando della città, significa fare quattro passi nel passato e nelle radici storiche di una città che desidera valorizzare al meglio le bellezze di cui dispone, condividendole con un pubblico contemporaneo.

Gli artisti che hanno reso grande Parma con le loro opere sono tre: Benedetto Antelami, Antonio Allegri detto il Correggio e Girolamo Francesco Maria Mazzola noto come il Parmigianino.

Antelami, scultore e architetto, attivo nell’Italia settentrionale nella seconda metà del sec. XII e nei primi decenni del XIII, realizzò la cattedra episcopale e la lastra con la Deposizione di Cristo (1178) per la Cattedrale, oltre al Battistero; il Correggio, uno dei massimi artisti del ‘500, fu l’artefice di alcuni magnifici affreschi tra i quali spiccano le decorazioni della cupola sopra l’altare maggiore del Duomo di Parma e quelle della cupola di San Giovanni; il Parmigianino, che iniziò il suo percorso artistico come apprendista del Correggio, fu l’autore del famoso quadro La schiava turca esposto nella Galleria Nazionale.

Anche Leonardo da Vinci ha lasciato una testimonianza del suo genio: un dipinto di enorme valore su tavola (24.7×21 cm), La Scapigliata (1508 circa), raffigurante la testa di una fanciulla, è conservato presso la Galleria Nazionale.

TOUR MUSICALE 

Le radici che uniscono Parma e il melodramma sono ben più antiche e radicate di quanto si pensi. Fin dall’Ottocento, secolo d’oro del melodramma, o opera lirica, i teatri italiani ed europei hanno messo in scena forme di spettacolo complesse in cui l’azione teatrale si è realizzata attraverso la musica e i personaggi si sono espressi mediante il canto: un insieme di poesia, musica (nelle varie espressioni di canto solistico e corale con l’orchestra), scenografia, recitazione, mimica, danza che continua ad attrarre e affascinare. Tra le celebrity parmensi in campo musicale figurano il compositore Giuseppe Verdi, il direttore d’orchestra Arturo Toscanini, il compositore, musicologo e critico musicale Ildebrando Pizzetti. Le opere di Verdi sono state interpretate magistralmente dal tenore Carlo Bergonzi (nato a Vidalenzo di Polesine Parmense) e dal soprano Renata Tebaldi, una delle cantanti liriche più amate di tutti i tempi.

Parma è principalmente città della musica e del teatro. Questa passione non si limita allo scontato binomio Parma-Verdi, ma va oltre come si evince dal ventaglio di proposte interessanti che mette in calendario e dalle strutture a disposizione del visitatore. In particolare, la musica ha avuto sempre un grande ruolo nella vita della città di Parma che da sempre si adopera per valorizzare il grande patrimonio musicale di cui dispone. Oltre ad essere un punto di riferimento in questo settore, è promotrice di progetti di ricerca, di studio e di formazione. Chi visita Parma e ama la musica può effettuare un tour musicale entusiasmante per scoprire i luoghi e i personaggi che l’hanno resa famosa nel mondo. Il Teatro Farnese, il Teatro Regio, la Casa Natale e Museo di Arturo Toscanini, l’Auditorium Niccolò Paganini, la Casa della Musica, il Club dei 27, la Casa del Suono e il Museo Fondazione Renata Tebaldi sono i luoghi dove la musica e i suoi personaggi sono da tempo protagonisti indiscussi.

Teatro Farnese

Il Teatro Farnese in origine fu il teatro di corte dei duchi di Parma e di Piacenza. La realizzazione dell’opera lignea fu affidata a Giovan Battista Aleotti per volontà di Ranuccio I Farnese, che lo commissionò per accogliere il granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici in occasione di una sua sosta a Parma. La struttura sorse nella Sala d’Armi del Palazzo posta al primo piano della Pilotta, opportunamente trasformata per il nuovo uso. I lavori iniziarono nel 1617 e furono completati nel 1628, anno in cui venne utilizzato per la prima volta in occasione delle nozze tra Margherita de’ Medici e il Duca Odoardo Farnese. In questo ambiente spettacolare venne rappresentata l’opera Mercurio e Marte, con testi di Claudio Achillini e musiche di Claudio Monteverdi, che confermò il successo degli innovativi impianti scenici che davano movimento alle scene e degli apparati approntati per tale impresa. A causa della complessità e dell’alto costo degli allestimenti, però, il teatro venne utilizzato solo altre otto volte e, nel 1732, dopo l’ultima messa in scena, si avviò verso un graduale declino, fino a giungere alla quasi totale distruzione della struttura lignea in seguito ad un bombardamento delle forze alleate avvenuto durante la seconda guerra mondiale. Negli anni che seguirono, dal 1957 al 1965, il teatro fu oggetto di importanti restauri che lo riportarono alle sembianze originali: vennero recuperate le parti lignee originarie, un tempo decorate interamente, decidendo di lasciarle grezze.

All’interno del teatro si possono ammirare le statue equestri poste ai lati della scena, realizzate in stucco con anima di paglia, che raffigurano Ottavio e Alessandro Farnese. Volute da Ranuccio I, tali opere possono essere considerate come una sorta di omaggio ai suoi illustri predecessori. Attualmente, il Teatro Farnese è inserito nell’itinerario di visita della Pilotta.

Teatro Regio

Il grandioso Palazzo della Pilotta ospita il Teatro Regio (architetto N. Bettoli, 1821-29) dalla ricca tradizione operistica italiana, costruito in stile neoclassico su commissione della duchessa Maria Luigia d’Asburgo-Lorena, moglie di Napoleone, incaricata di reggere il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla dopo il Congresso di Vienna.

La facciata, tinteggiata di giallo-parma, è divisa orizzontalmente in quattro parti: procedendo dal basso, la prima presenta un porticato su colonne ioniche; la seconda esibisce cinque finestre con timpani triangolari; nella terza si trova un’ampia finestra affiancata da due bassorilievi, realizzati da Tommaso Bandini, che rappresentano la mitica Fama; l’ultima parte, quella del frontone, ospita una lira e due maschere. 

Dall’atrio si accede al foyer di forma quadrata scandito da due file di quattro colonne, sul pavimento del quale sono riconoscibili le botole da cui si diffondeva il riscaldamento. In questa sala vengono scattate numerose foto che testimoniano la presenza di personaggi illustri all’annuale apertura della stagione lirica.

Da una scalinata posta a sinistra si accede alla sala del ridotto del teatro, dove si trovava il palco reale di Maria Luigia, ambiente raggiungibile direttamente dalle stanze del Palazzo Ducale mediante un percorso riservato. Sempre charmant, la Sala del Ridotto è caratterizzata da preziosi stucchi e affreschi e impreziosita da due grandiosi lampadari a goccia in vetro soffiato. Sulla volta si possono ammirare gli affreschi di Giovan Battista Azzi, raffiguranti Maria Luigia in veste di Armonia e le Baccanti, e di Alessandro Cocchi. Sul cornicione appaiono fregi monocromi di Stanislao Campana che ritraggono Apollo attorniato dalle Muse e Teseo in procinto di rapire una vergine, nonché una festa nella città di Delo. Attualmente, nel ridotto si organizzano piccoli concerti e incontri culturali.

Alla platea di forma ellittica si accede dal foyer o dai corridoi laterali sottostanti la prima fila di palchi.

Su richiesta del duca Carlo III di Borbone, nel 1853 una parte del teatro si ammodernò per conformarsi alle tendenze in atto nei teatri europei. I decori neoclassici progettati da Paolo Toschi furono sostituiti dai nuovi ornati in bianco e oro proposti da Girolamo Magnani; a Pierluigi Montecchini fu affidato l’incarico di modificare le parti architettoniche.

La sala della platea è arredata con poltroncine rivestite da morbido velluto; i centododici palchi, disposti su quattro ordini con il palco dei duchi in posizione centrale. L’incisione delle iniziali di Maria Luigia compare tuttora sulle maniglie di ciascuna porta. Il loggione, che occupa il quinto ordine del teatro, ha un accesso autonomo rispetto alla platea e ai palchi. Il Teatro, che fu inaugurato il 16 maggio 1929 con Zaira, un’opera di Vincenzo Bellini composta per l’occasione, ospita decorazioni di Girolamo Magnani. Per omaggiare la duchessa, Giovan Battista Borghesi decorò il soffitto con le figure dei più grandi drammaturghi (Alfieri, Aristofane, Euripide, Goldoni, Metastasio Plauto e Seneca) e sull’antico sipario dipinse Il trionfo della sapienza, rappresentazione del governo di Maria Luigia, ritratta in veste di Minerva.

Con Carlo III di Borbone il teatro si arricchì di un magnifico grande lampadario in bronzo dorato, ancora in uso, proveniente dalle officine Lacarrière di Parigi che garantì maggior prestigio all’edificio oltre che un’illuminazione migliore.

Il Teatro Regio di Parma, che ha festeggiato 190 anni nel 2019, gode di ottima fama per la qualità dei suoi allestimenti, la notorietà dei cantanti che si sono esibiti e la bravura dei direttori d’orchestra. Gli appassionati dei luoghi della musica su prenotazione possono effettuare visite guidate al suo interno per scoprirne i segreti attraverso alcuni dei suoi più illustri personaggi e conoscerne i luoghi abitualmente non aperti al pubblico. Le visite prevedono l’accesso alla Sala del Foyer, scandita da due file di quattro colonne, alla platea e alla Sala del Ridotto; inoltre, su richiesta specifica è possibile visitare i laboratori di sartoria, la sala di scenografia, la sala prove dell’orchestra, i camerini e il palcoscenico.

Oltre alla consueta Stagione Lirica, a cadenza annuale va in scena il Festival Verdi, un appuntamento immancabile in cui la musica verdiana incontra i linguaggi della contemporaneità. Ogni anno, in occasione della data di nascita del grande compositore, si susseguono giorni di musica, opere, concerti, dibattiti e approfondimenti vari, rivolti ad un pubblico eterogeneo e trasversale per età.  Giuseppe Verdi (10 ottobre 1813, Roncole di Busseto, in provincia di Parma) è universalmente riconosciuto come il più grande operista italiano. Autore di una serie di successi, ancora oggi i teatri di tutto il mondo ripropongono le sue opere in modo continuativo, raccogliendo consensi unanimi.

Teatro Regio

Casa Natale e Museo di Arturo Toscanini

La casa natale di Arturo Toscanini (1867-1957), situata nel quartiere dell’Oltretorrente, è il luogo in cui il grande direttore d’orchestra trascorse il periodo iniziale della sua infanzia. Acquistata dai figli del Maestro dopo la sua morte ed elargita alla città di Parma, conserva cimeli, documenti e oggetti vari provenienti soprattutto dall’appartamento di via Durini a Milano e dalla villa americana di Riverdale. Toscanini, che si è guadagnato una meritata fama internazionale, viene ritenuto uno dei più autorevoli interpreti di Verdi, Beethoven, Brahms e Wagner.

Auditorium Niccolò Paganini 

L’Auditorium Niccolò Paganini è situato nella città di Parma ed è dedicato al Maestro Niccolò Paganini, che a Parma venne chiamato dalla Duchessa Maria Luisa per dirigere l’attività relativa all’Orchestra ducale. Progettato dall’architetto Renzo Piano e inaugurato nel 2001, l’Auditorium è una struttura di grande respiro e pregio estetico, poco distante dal centro storico. Sorta all’interno del Parco Eridania su precedenti strutture industriali dello zuccherificio Eridania, ha una capienza di 780 persone. Al suo interno si svolgono varie attività musicali, tra le quali la stagione concertistica del Teatro Regio, la Festa delle bande militari e la Festa delle bande civiche.

Conservatorio di Musica “Arrigo Boito”

Istituito nel1888 all’interno del convento e della chiesa sconsacrata di Santa Maria del Carmine, il Conservatorio di Musica Arrigo Boito ha sfornato insigni musicisti, tra cui Arturo Toscanini e Cleofonte Campanini. È uno dei maggiori istituti di formazione musicale in Italia e in Europa. Possiede tre sale da concerto: Sala Giuseppe Verdi, ricavata nell’antico refettorio dei monaci; Sala Claudio Merulo; Auditorium del Carmine.

Casa della Musica 

Situata nel rinascimentale Palazzo Cusani, costruito nella seconda metà del XV secolo e riaperto nel 2002, la Casa della Musica è un’istituzione di Parma nata con la funzione di conservare e promuovere patrimoni documentali della cultura musicale, oltre che sostenere la ricerca specialistica e condividerne le acquisizioni. È dotata di una sala dei concerti, un auditorium e una biblioteca mediatica; ospita il Laboratorio di Elettroacustica, l’Archivio storico del Teatro Regio e il Museo dell’Opera.

Club dei 27

A Parma esiste un circolo esclusivo nato nel 1958 e composto da personaggi che amano e promuovono la musica di Giuseppe Verdi: il Club 27, dal numero dei soci, talmente appassionati alla musica verdiana da assumere ciascuno il nome di un’opera di Verdi. L’inno del club è Va’ pensiero, il celebre coro del Nabucco. L’attività di questa associazione culturale consiste nell’organizzare concerti lirici e musicali, conferenze, incontri musicali, concorsi rivolti alle nuove generazioni per avvicinarle al melodramma e in modo particolare a Verdi.

Casa del Suono

Allestita nell’affascinante spazio della seicentesca ex chiesa di Santa Elisabetta, la Casa del Suono è nata dalla collaborazione della Casa della Musica con l’Università di Parma per stimolare riflessioni circa il modo di ascoltare e intendere la musica. Protagonista è il suono nella sua dimensione tecnologica. Il museo, che è dedicato alla storia e all’evoluzione degli strumenti per riprodurre e trasmettere suoni, espone una collezione storica di strumenti: dai grammofoni alle attuali apparecchiature di ascolto, dalle prime radio fino ai giorni nostri.

Museo Fondazione Renata Tebaldi

Nel 2014, all’interno delle Scuderie di Villa Pallavicino a Busseto, è stato inaugurato il Museo Fondazione Renata Tebaldi composto da sei sale, dove sono esposti abiti di scena, oggettistica varia, gioielli, fotografie e documenti, che testimoniano i momenti più importanti della sua carriera artistica. Presso questa struttura, in occasione di Parma 2020, sono stati programmati quattro incontri: “Le grandi voci della lirica”, in collaborazione con la rivista L’Opera.

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